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Potatura della vigna: bellezza ed importanza

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Siamo nel periodo più bello dell’anno per quel che concerne la viticoltura, o almeno per quanto mi riguarda… siamo nel pieno della fase di potatura secca delle viti, un momento cruciale non soltanto per quel che sarà la prossima vendemmia, ma anche e soprattutto per il futuro della singola pianta e dunque dell’intero vigneto. 

Ma perché è così importante la pratica della potatura e perché una potatura non eseguita correttamente può arrecare seri problemi per la vita stessa della pianta?

La vite è una pianta dal carattere acrotonico, i cui rami, nello specifico i cosiddetti tralci, tendono ad allungarsi e a svilupparsi verso l’alto. È essenzialmente una liana perenne la cui crescita è influenzata da fattori abiotici quali il clima, la temperatura, l’umidità del suolo, ecc. 

Per mantenere i tralci nella posizione corretta, durante la stagione vegetativa è necessario scegliere un sistema di allevamento appropriato, considerando che è l’interazione tra potatura e sistema di allevamento a conferire alla pianta la sua architettura, in termini di forma e volume della sua parete fogliare.

Una corretta potatura è fondamentale in virtù di tutte le conseguenze pratiche e fisiologiche che può comportare. La potatura favorisce la regolazione della resa per pianta, controllando il numero di gemme fruttifere, il controllo spaziale della posizione delle gemme a frutto, l’intercettazione della luce della parete fogliare e il microclima della zona/fascia dei grappoli, la qualità dell’acino in relazione al microclima del grappolo e al rapporto foglie/grappoli. Sempre dalla potatura possono dipendere la longevità della vite e il controllo di alcune malattie, in particolare quelle legate al legno. 

Infatti, posto che durante l’allevamento le potature secca e verde sono volte ad equilibrare lo sviluppo aereo-radicale e a favorire l’uniformità futura nel vigneto, l’impostazione della pianta va eseguita vagliando la posizione delle gemme, preferendo quelle poste in senso favorevole allo sviluppo verticale del futuro tralcio, riducendo al minimo le cicatrici di taglio. 

In tal senso, parte dei vasi linfatici possono perdere la loro funzionalità a causa di una irrazionale potatura secca e verde nei primi anni. In virtù di un allungamento incontrollato dei tralci e dei punti vegetativi (i cordoni), si eseguono tagli di ritorno ripetuti negli anni per recuperare gli errori compiuti. Ebbene, la verità è che le ferite di potatura che ne risultano sono troppo grandi e il più delle volte mal posizionate, provocando l’interruzione dei flussi linfatici e l’accrescimento di legno morto atto a ridurre drasticamente le capacità del sistema vascolare ad alimentare i rami.

Dal punto di vista del potatore, la scelta di una determinata forma di allevamento impone un metodo di taglio che tenga conto di due obiettivi fondamentali: garantire il corretto carico di gemme per soddisfare gli obiettivi produttivi e mantenere negli anni lo sviluppo della pianta nello spazio a disposizione.

La forma di allevamento principalmente adottata nell’area in cui ci troviamo, quella vesuviana, è il tendone, affiancata progressivamente dal guyot, monolaterale o bilaterale che sia. In entrambi i casi, la tecnica di potatura è la medesima. Mi piace pensare che il tendone non sia altro che un guyot in altezza.

Il principio è quello di scegliere il tralcio più forte da destinare a capo a frutto per la vendemmia che verrà, e che sarà rigenerato ogni anno. Successivamente va individuato, dopo un’attenta analisi dei tralci, quello avente le gemme meglio posizionate, da speronare. Lo sperone a due gemme rappresenterà il nostro futuro, le uscite per il successivo capo a frutto e il nuovo tralcio da speronare per l’anno che verrà. Tecnicamente, la pratica sembrerebbe di facile applicazione. In realtà, lo scenario cambia da pianta a pianta. Non si tratta di un protocollo da applicare rigidamente, l’approccio osservazionale è sempre da preferire al fine di vagliare il flusso linfatico della pianta prediligendo uscite in continuità del flusso stesso. 

Un erroneo taglio, come detto, può causare danni piuttosto ingenti.  La vite, a seguito di una ferita che espone i tessuti interni all’ambiente esterno e all’eventuale attacco di microrganismi patogeni, tende a difendersi isolando la porzione di legno attaccata, ostacolando così l’avanzamento e la colonizzazione dei funghi responsabili della disgregazione del legno. È interessante notare come, osservando le sezioni longitudinali di fusti di vite, si rileva la presenza di un disseccamento interno in corrispondenza alla zona ferita, il cosiddetto cono di disseccamento.

La grandezza del cono di disseccamento cambia in relazione alle dimensioni della ferita stessa. Infatti, il taglio compiuto su di un legno di uno o due anni di età provoca un cono di disseccamento interno più piccolo e meno profondo rispetto a quello che si genera in corrispondenza di un taglio di un legno di età maggiore, come per esempio in corrispondenza di un taglio di ritorno o capitozzatura.

Concludendo, il primo obiettivo per una corretta potatura sarebbe quello di guidare lo sviluppo dei canali della vite in linea con il filare di posizionamento (di banchina), controllando che la posizione non sfugga negli anni col crescere della pianta, rispettando la sua cronologia naturale di crescita. Inoltre, le ramificazioni devono potersi sviluppare secondo la migliore continuità possibile dei flussi linfatici. Per garantire questo è necessario, nel corso degli anni, effettuare i tagli di potatura dallo stesso lato e in successione, in modo da facilitare la separazione tra la zona morta, interessata dal disseccamento, e quella viva, portatrice del flusso linfatico.

Ancora, è importante anche che i tagli devono essere possibilmente di piccole dimensioni su legni di uno o due anni d’età. In questo modo, si riduce di molto la superficie della ferita esposta all’esterno e quindi la possibile colonizzazione fungina. I tagli andrebbero eseguiti sempre a corona quando i tralci sono inseriti sul flusso principale della linfa. Viceversa, sarà più opportuno eseguirli a raso quando i tralci sono lontani dal flusso principale della linfa. Nel caso in cui non sia possibile evitare il taglio di legni di età superiore ai due anni, o nel caso di ricostruzione del fusto, si procederà al taglio, ma mantenendo una porzione di legno, cosiddetto di rispetto. Il legno di rispetto non è altro che un espediente che permette di allontanare dal flusso principale della linfa la zona del disseccamento conseguente al taglio.

Tutte queste indicazioni di massima sono prescrizioni per una viticoltura di qualità, in linea con il naturale sviluppo della pianta, accompagnandola nella propria crescita senza forzature e costrizioni che ne danneggerebbero la sanità e dunque la longevità nel tempo. 

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Noi di Gaia, orientati a sviluppare una viticoltura improntata sulla qualità e non sulla quantità, investiremo moltissimo nella potatura, del resto siamo consapevoli che un vino di qualità nasce in vigna e non in cantina, allevando uve perfettamente sane e mature, nel pieno rispetto delle piante e dei loro equilibri.

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